Diario borgognone/ Pavarottì
Tra le commemorazioni della Callas e i coccodrilli per il povero Lucianò Pavarottì, da queste parti si sente un sacco di musica lirica. Ahimè, la televisione francese continua a trasmettere spezzoni degli ultimi anni di Big Luciano: uno in cui maltratta Puccini, i tre tenori nell'acuto finale di O sole mio, una furtiva lacrima in cui cala da far venire i brividi, e io mi chiedo se chi fa le selezioni musicali per caso non sia sordo. Rarissimi i filmati del giovane Pavarotti, quando valeva ancora la pena di ascoltarlo.
Per la cronaca, qui i coccodrilli (tanti, lunghi, commossi) insistono tutti sul fatto che rappresentava l'Italia: spaghetti, allegria, eccessi. Il critico musicale di Antenne 2 ricorda come a un certo punto si sia messo a cantare canzoni napoletane, "e chi meglio di lui poteva cantarle, visto che era italiano?" Certo Modena, Napoli, siamo lì, on s'en fiche.
Sasaki scrive il post definitivo sull'argomento.

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